Tra Fossabanda, Pisa e "Liburna"
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Tra Fossabanda, Pisa
e "Liburna"


Le monache domenicane di Santa Croce di Fossabanda conclusero negli anni Venti del ‘400 la loro lunga e utile dimora in questa zona di Pisa un po’ defilata rispetto al centro cittadino.
Per meglio prepararsi all’abbandono del monastero scrissero un promemoria che si riferisce al suo passaggio ai frati minori osservanti:

"Ricordo per Santa Croce di quello si debba fare colli frati de l’Osservantia di Sancto Francescho e con Pietro Nerecto per: Inpetrare una una bolla dal papa che conceda a’ frati di Santo Francescho de l’Osservantia lo sito el cerchio de le mura con tutto lo inmobile del monisterio di Sancta Croce che è drento a le dicte mura fussino di volere e consentimento de le monache et d’accordio sensa alcune altre cose |fuori del decto luogho.
E questo s’intende per dicti frati proprii e non è per altrcuna [sic] e altra persona d’altra religione o d’altra condissione; e quanducha lo dicto monesterio non fusse abitato da’ dicti frati che non vi facessero residensa personalmente che possi e debba ritornare a la iurisdissione de le dicte monache in quel termine, o modo che allora si trovasse e nessuna altra persona vi possa avere alcuno dominio o giurisdissione.
Item che dicte monache possino e debbino usare e avere la sepultura in dicto monesterio per le loro propprie e lloro succedente in del luogho loro perpetualmente a lloro volere sensa alcuna condissione.
Item che dicti frati o lloro successori o altri per loro non possi ne debbia avere per questo alchune iurisdissione ho dominio in alchuna possessione ho bene, mobile, o, immobile di dicto monesterio ececto che in del sito e cerchio de la chiusura del dicto munisterio e none in niun’altra cose come di sopra dice.
Item che per questo non si intende avere preiudichato a nessun privileggio, o esentione lo titulo di dicto munesterio o de le priore d’esso monesterio così de le presente come de le future ma più tosto quelli che esse ànno in fine a questo dì s’intendino essere ractifichati e confermati e così le bolle de la priora per lo suo priorato.
Le dicte bolle si debbano in petrare colle su(pradic)te sustantie sensa alcuna spesa de le monache e esse la debbino avere e tenere appresso di loro.
Queste sono le chose che bizognano acconciare".
La storia del ‘dopo’ è nota.
I frati minori, che con alterne vicende, sono rimasti nel luogo fino ai giorni nostri, ottennero Santa Croce con approvazione papale del 18 gennaio 1428 – il documento è edito negli Annali del p.
Luca Wadingo († 1657).

Ma se su Fossabanda francescana sono stati scritti dei saggi, sulle monache che prima lo abitarono, si trova poca stampa.
Vige la speranza che un giorno le ‘domine’ abbiano lo studio dedicato che meritano per la loro storia e per le loro buone relazioni con la città e la campagna.
Una delle fonti che si potrebbero usare per questo sono i loro registri di amministrazione, che appaiono tenuti con precisione e intelligenza, specialmente riguardo alle terre portate in dotazione – in deposito – dalle singole monache all’atto di entrare nell’Ordine e nel monastero.
Ovvero, in tempi di manica stretta, nei quali si regalava poco a chicchessia e altrettanto si riceveva, i conventi si premunivano acquisendo i beni più preziosi nella loro epoca, quelli immobiliari che assicuravano una rendita.
Portando qualche esempio e curiosità, le monache domenicane ebbero delle terre "livornesi" – de Liburna come si diceva allora –, per noi interessanti perché risalgono al tempo precedente la ricostruzione della città da parte dei Medici.
Vi si parla infatti del castello degli ultimi anni del Duecento e i primi decenni del Trecento (Darsena vecchia, via San Giovanni).
Vi si cita pure il Borgo formato da diverse case e campi, prossimi al fosso del castello.
Leggendo i ricordi pare anzi che la cittadina si stesse allargando in questi tempi, e che le case i campi e le vigne non fossero poi tanto lontani dal mare, in luoghi con sopra poderi il cui nome era anche quello di alberi da frutto.

Questi i beni descritti, riportati dal latino al volgare (tra parentesi i confinanti): – un pezzo di terra con casa nel Borgo (confini: via pubblica, casa di Giordano Mictri, terra e casa di Cionetto di Campana), concesso dalle suore a livello a Gerardo di Rosignano per carta rogata da Guidone di Rustichelli nel 1297, le V calende di ottobre (27 settembre) indizione X.
– un pezzo di terra con casa nel "Burgo" (confini: Borgo, mare, terra e casa di Borriceveri Auti, casalino di Beccio di Livorno che era stato di Masino di Bergo), dato a maestro Puccino del fu Aguiletti di Livorno, carta rogata dal notaio Guidone nel 1298, IX calende di settembre (24 agosto), indizione X.
– della terra campia con casa in Livorno (confini: capo e lato presso due vie pubbliche, capo in "fossa castri Liburne", lato nella casa di Vanni di Giorgio), tenuta da un certo "Addornus".
– un pezzo di terra con due case terrestri e terra ortale presso il Borgo "extra castru(m) et fosso castri Liburne" (confini: capo in Borgo, terra dell’Opera di Santa Maria, terra di Orsello di Michele Casalini); teneva una delle case Vannuccio di Boninsegna e l’altra un certo Salicello.
– un pezzo di terra campia Al Pero, preso a fitto da Adorno sopracitato.
– la metà di altra terra campia di Sotto al Pero, tenuta da Vanni di Giorgio e da Guido Quirmisse.
– tre pezzi di terra vignata al Fornello "sive Ripute" (confini: vie pubbliche, mare, terra di Bondo del fu Bernardino e ospedale di Santo Spirito).
– un pezzo di terra vignata al Faldo (confini: vie pubbliche, Gaddo di Gano di Livorno, terra vignata di Baccione Lamberti).
– un pezzo di terra al Ceragio (confini: terra di Iacobo di Guercio e terra dei frati Umiliati, terra del monastero di Tutti i Santi, eredi di Giovanni "Homodei", terra di Zone), tenuta da Nerio di Saladino.
– altra terra in detto luogo (confini: via pubblica, eredi del sopradetto Giovanni, terra di Fino Petrella, terra di Iacobo Murci).
Gli ultimi due pezzi di terra – si ricorda – le suore li avevano avuti da domina Agnese, madre di fra Masino, oblata del monastero, per carta rogata da Alberto da Musigliano nel 1286, X calende di dicembre (22 novembre), indizione XIV.
Li teneva la "Badia di Livorno".
Il registro purtroppo non ne riporta il titolo e l’Ordine (Gorgona, SS. Apostoli ... altra ignota?).

Qualche foglio dopo sono citate le terre di Vicarello e Macchiette, dove appaiono a confine parecchi beni dei Lanfranchi pisani.
Vicarello oggi è un centro noto della zona, mentre le Macchiette non risultano in alcuna carta o risorsa edita/inedita.
Dovevano però trovarsi vicino al luogo detto Faldo (omonimo di quello di Livorno), descritto in altra pagina del manoscritto presso la fossa Torale e la "Lenza di Macchietta" e oggi sede di un Autoparco.
Siamo tra l’Arnaccio, l’autostrada e lo Scolmatore.
Territorio di fossi e paludi, anche nel medioevo fu soggetto a bonifiche (o a tentativi), se si trova la citazione di "lenze", ovvero di quelle strisce di terreno fatte da mano d’uomo limitate da lunghi fossi di drenaggio.
Altri luoghi in questa parte del livornese, dove erano le proprietà delle monache, furono Petriccio, una curiosa "Sceppata del Gatto" a confine con i beni dei "lambardi" di Putignano, Petralba "sive Morlacchio", Lenze Campigiane presso i beni della Badia dei SS. Apostoli e Stagno Grande limitato dalla fossa di Stagno.
Queste terre costituivano il "deposito" di suora Vannuccia "de Sassetta" e furono comprate con atto rogato da Betto notaio di Spina, nel 1322, XI calende di febbraio (22 gennaio), indizione V 18.



Pianta del Piano di Pisa, 1740-49, Archivio di Stato di Firenze, Fondo Piante dello Scrittoio delle Regie Possessioni.

Paola Ircani Menichini, 29 maggio 2020. Tutti i diritti riservati

(1) Nelle "Ricordanze dal 1433 al 1483 di Ugolino di Niccolò Martelli", edite nel 1989, si trova Piero di Iacopo Neretti che a Pisa aveva una compagnia commerciale con Filippo Rinieri.
(2) V. per esempio Fabrizio Burchianti, "La chiesa di Santa Croce di Fossabanda a Pisa: indagini archeologiche", Mappa Data Book 2, 2017; Angelo Eugenio Mecca, "Il convento di S. Croce in Fossabanda a Pisa", Pontedera 2011.